Avere notizie attendibili circa i contagi di coronavirus in Bolivia è impresa complicata. Da fonti attendibili sappiamo per certo che tre giorni fa a S.Cruz de la Sierra i contagiati erano più di mille. Il Sedes (Servicio Departamental de Salud) ha dato però disposizione di non diffondere la notizia per non creare panico nella popolazione. È comprensibile: all’ambulanza che trasportava una delle prime due contagiate in Bolivia (tutte e due provenienti da Milano) è stato impedito di ricoverare la paziente in ben quattro ospedali dagli abitanti delle zone limitrofe che ne hanno bloccato le vie d’accesso temendo possibili contagi. Solo al quinto tentativo la malata ha potuto essere accolta.
All’Hospital Viedma, l’unico attrezzato adeguatamente in tutto il Dipartimento di Cochabamba, che conta 1.700.000 abitanti circa, gli unici tre posti in dotazione in terapia intensiva sono occupati da pazienti affetti da coronavirus; si sta frettolosamente cercando di attivare spazi aggiuntivi per far fronte ad altri eventuali ricoveri.
E mancano, sempre a Cochabamba, i reagenti per effettuare i test.
Le nostre due caposala, ex alunne diplomate nel 2006, che abbiamo sostenuto economicamente fino alla laurea in scienze infermieristiche e che stanno lavorando al Viedma con contratto a tempo indeterminato, sono spaventate soprattutto per i loro figli ancora piccoli.
Direttrice ed Educatrici al momento stanno bene. Purtroppo la grande dispersione sul territorio delle nostre chicas non ci permette di avere informazioni su di loro in tempi brevi.