INCONTRO-CONFERENZA PRESSO LA SALA COMUNALE CON GLI ALUNNI DI TERZA MEDIA STUDENTI DI SPAGNOLO DELL’ISTITUTO COMPRENSIVO INTERCOMUNALE RAVENNA-CERVIA del 18 febbraio 2016
E’ l’alba del 18 febbraio 2016 quando una bionda e una mora, percorrendo strade diverse attraverso una città buia, fredda e addormentata, si dirigono verso un’unica meta: LA STAZIONE FS DI VICENZA. Ma cosa può spingere due pellegrine di nome Anna Maria e Katia a svegliarsi alle 5 di mattina per partire alla volta di CERVIA in provincia di Ravenna? Improvvisa voglia di frittura di pesce, di mare, di piadina romagnola nel cuore della notte? In tal caso sappiate che nessuno dei tre elementi suddetti è stato presente all’appello in questo breve soggiorno a Cervia, dunque qualcosa di più stuzzicante le avrà motivate: infatti verso le 10 di mattina ben 100 ragazzini di terza media le attenderanno a Castiglione, nella Sala dell’ufficio decentrato del Comune di Ravenna, impazienti di ascoltare storie di una terra lontana, storie di vita e di riscatto sociale, desiderosi di capire, attraverso foto scattate in Bolivia, la forza delle donne di questa terra arida e inospitale. E allora si va in scena, tra disguidi tecnici ed emozione, con la convinzione che meriti anche raccontare di un gatto bagnato, appeso a testa in giù dalle ragazze della Casa come fosse un calzino da asciugare, proprio perché la CASA ESTUDIANTIL è gioia, spontaneità, energia pura tipica degli adolescenti di ogni paese e razza, e le sonore risate degli studenti dopo questo aneddoto, avvicinano COLOMI a CERVIA. La chiacchierata rientra in un progetto di educazione alla mondialità che coinvolge ad ampio raggio ogni scuola di ordine e grado in Italia, ognuna delle quali poi sceglie di concretizzarlo secondo modalità differenziate. E’ circa mezzogiorno quando, dopo due ore di racconti, (prima in Spagnolo poi in Italiano) si alza una timida mano in cerca di risposte, in mezzo al folto pubblico: “Ma se una ragazza vuole entrare nella vostra CASA ESTUDIANTIL deve bussare alla vostra porta e la accogliete sempre? Una qualsiasi?” Sorrisi complici tra me e Anna Maria, entrambe compiaciute della domanda. Microfono ad Anna Maria, sorride: le porte della Casa sono aperte ma restiamo fedeli ai criteri dell’accoglienza stabiliti all’inizio del progetto: ci guida il paradosso perché se sei povera, lontana dalle scuole, con una situazione famigliare difficile e ai margini della società, il progetto ti dà la priorità di ingresso nella Casa.
Mentre raccontiamo di chi non sapeva cosa fosse una sedia, una forchetta, un letto e una doccia, i volti si corrucciano gradualmente, alcuni ridono senza capire dove vogliamo arrivare. E’ il momento di andare a fondo e il punto non è ricordare in che condizioni entrano nel progetto queste ragazze appartenenti al mondo rurale boliviano, bensì la loro evoluzione duranti i 6 anni di permanenza nella Casa. Desideriamo dirvi, cari ragazzi, che alla fine del percorso vediamo uscire dalla Casa delle meravigliose farfalle, donne consapevoli pronte a giocarsi nel mondo. I bruchetti che erano sono solo un ricordo sbiadito, riproposto solo dalle impietose foto che le ritraggono quando ancora erano trascurate e spaurite. Durante le due ore di chiacchierata, il clima in sala cambia nella misura in cui tocchiamo esaustivamente gli aspetti più profondi del tema, ma le battute che scaldano l’atmosfera non mancano perché, in fin dei conti, quelle due sconosciute che dovevano parlare un’ora e mezza secondo la mia prof, sono proprio incontenibili e ci hanno tenuto per due ore e dieci incollati alle loro parole, immaginando e fantasticando di questa terra lontana, di ragazzine della nostra età che da oggi avranno 100 ragazzi in più a pensarle e a fare il tifo per loro.
Nemmeno il tempo di lasciare questo simpatico pubblico che ci raggiunge un messaggio al telefono da parte di un’insegnante di San Pietro in Vincoli, provincia di Ravenna, con la richiesta di tornare in questa Romagna così accogliente verso terre lontane e difficili, da desiderare di aprire le porte delle proprie scuole e il cuore dei propri alunni al progetto CASA ESTUDIANTIL-COLOMI-BOLIVIA ancora una volta.
Katia Stefanutti