Il 3 ottobre 2015 Anna Maria scrive da Cochabamba:
Martita, ormai molti la conoscono, visto che ne parliamo da 15 anni, è stata trovata praticamente morente nel suo villaggio sperduto in mezzo alla foresta dalle Suore Dorotee di Colomi nel lontano 2001. Le Suore Dorotee ed io (non eravamo ancora “noi”, ero appena arrivata a Colomi e mi stavo “inventando” quello che sarebbe diventato il nostro progetto e poi la nostra opera) ci siamo assunti la spesa di degenza e dei medicinali presso l’Hospital Viedma di Cochabamba, dove i medici sono riusciti a salvarla, come si dice, “per un pelo”.
Martita aveva 12 anni, ne dimostrava si e no 9, era un ragnetto tutta pelle e ossa e non sapeva una parola di castellano.
Uscita dall’ospedale, con un programma di cure di almeno un anno, non si poteva rimandarla al villaggio, dove sicuramente non sarebbe stata assistita adeguatamente dati anche gli alti costi dei medicinali, ma soprattutto perchè si temeva che fosse oggetto di violenze da parte di uno zio.
Sr. Loredana mi ha chiesto di accettarla nella nostra casetta provvisoria, pur se non aveva l’età e i requisiti per essere accolta. E’ stata la nostra “mascotte” amata e coccolata; la neonata Casa Estudiantil ha potuto farsi carico del suo mantenimento, dei suoi studi e delle sue cure grazie anche all’adozione a distanza dei nostri amici Elena e Adriano, che la seguono tutt’ora come una figlia. Ve la faccio corta, Martita, a dodici anni, aveva solo la pagella di 2^ elementare, non sapeva leggere nè scrivere; nel 2006, a diciotto anni, è uscita dalla nostra Casa con il diploma di infermiera generica. Ecco riassunto, nel breve profilo di Martita (sulla cui storia ci si potrebbe scrivere un romanzo) il senso della nostra opera in Colomi.
Martita ora vive a Colomi, si è fatta una famiglia, ha una bimba di 9 anni, Narah e uno di 4 mesi, Abner, che con i suoi 8 chili di peso sembra un torello.
E’ sempre vissuta nella nostra orbita, noi siamo stati e continuiamo ad essere la sua famiglia.
All’inizio dell’anno scolastico 2014 (l’anno scorso), Martita ci è capitata nella Casa con una bambina, anche lei di dodici anni, una nipotina che viveva nel suo villaggio di provenienza, chiedendoci di prenderla con noi.
Ricordate, ve ne ho parlato in una mia lettera aperta (io ero qui in Bolivia): “Martita, non ha l’età, e poi le scuole sono già cominciate, non abbiamo più posto!”
Martita ha tagliato corto: “La scuola del mio villaggio è crollata a causa delle piogge, dove dovevo portare Celia se non qui? Io mi incarico di tutte le spese!”
Celia, per fortuna, è stata subito adottata da Chiara e Francesco di Houston.
Dunque ieri Martita è venuta a casa mia a Cochabamba, con un mazzo di fiori, una montagna di patate e eAbner sulle spalle tranquillo nel suo aguayo.
E mi racconta, fra le tante altre cose di sè e della sua famiglia, che due anni fa ha accolto in casa sua una nipotina, Rocìo (Rugiada) abbandonata dai genitori, che ha la stessa età di sua figlia Narah.
E Rocìo, mi dice affranta, non è mai stata battezzata.
Mi chiede di farle da madrina, anzi mi dice testualmente: “Puoi battezzarcela tu, Anna Maria?” Cara, ingenua, sprovveduta, fiduciosa Marta!
Io so cosa significa questa richiesta: il problema è la Festa, quella che qui accompagna ogni cerimonia, ogni avvenimento, ogni anniversario. E’ difficile per la nostra cultura capire che una famiglia, anche poverissima, si svena per offrire a perenti, vicini, conoscenti, cibo, bevende, musica, balli ecc…, ma se non fai la Festa (a parte la gioia della condivisione) la riprovazione sociale ti seguirà per il resto dei tuoi giorni.
E la Festa è abitualmente a carico delle famiglie Può Martita chiedere a suo marito di farsi carico, oltre che di due figli, di una figlia aggiunta e di un’altra che, quando la Casa Estudiantil è chiusa, si sistema in casa sua, di assumersi anche la spesa di una Festa di Battesimo?
Le ho chiesto :”Ti fa mai pesare tuo marito il mantenimento di Rocìo?” “Sì, quando litighiamo!”
Le prometto che mi farò carico di tutte le spese, vestitino, regalino e festa. Però lei deve parlare con il Parroco di Colomi, e fare in fretta perchè io me ne vado fra un mese, e qui un mese è un soffio.
“Ma ci vogliono i genitori – mi dice Martita – e loro sono spariti (se han hechos humo)” E Martita non si è occupata dell’aspetto legale della presenza di Rocìo nella sua casa. Lei ha semplicemente accolto e dato una famiglia ad una bambina abbandonata.
Che brava Martita!
“Voi mi avete accolta quando anch’io ero abbandonata, mi avete dato molto, ed ora io mi devo occupare di altre bambine abbandonate!”
Ho chiesto alle Educatrici della Casa Estudiantil di occuparsi della cosa, di accompagnare Martita dal Parroco e aiutarla a sbrogliare la matassa.
Speriamo di farcela a far battezzare Rocìo; noi ce la metteremo tutta.